Associazione Culturale So'ham

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Alimentazione naturale

Alimentazione naturale

Il concetto di alimentazione nello yoga ha un’accezione molto ampia perché si connette alla visione che lo yoga ha dell’essere umano, inteso nella sua realtà individualizzata, ma anche nel suo collegamento con il tutto. Inteso come individuo l’essere umano si dice contraddistinto da una stratificazioni di realtà che contemplano l’aspetto più contingente: il corpo fisico, fino a stratificazioni sempre più sottili e pressocchè inconcepibili da una percezione limitata alla sensorialità . Le cinque guaine o kosha comprendono l’aspetto fisico, inteso come corpo fatto di nutrimento (anna-maya-kosha) , in stretta relazione la stratificazione energetica (prana –maya –kosha), quella mentale , intesa in senso ampio (mano-maya kosha) , la stratificazione astrale –psichica (vijnana-maya-kosha) e infine l’aspetto spirituale (ananda-maya kosha), ovvero l’involucro luminoso della beatitudine. A tutti questi livelli necessitiamo di nutrimento affinché possa sussistere una realtà umana integrata in tutti i suoi aspetti e degna di una coscienza sviluppata e ampia. In semplicità potremmo dire che il cibo è nutrimento del fisico; il prana, attraverso soprattutto la respirazione, nutre lo strato energetico; buoni pensieri , retta conoscenza, quiete interiore e ideali nutrono la mente; emozioni e sentimenti alimentano vijnana e preghiera; meditazioni e alti principi rinforzano lo spirito, che in sé rappresenta la causa e la direzione per tutti gli altri strati dell’essere. In questa visione ampia e complessa, ma integra e completa , lo yoga parla di selezione del nutrimento e lo fa nel rispetto dei tre principi che governano le cose: rajas, la forza dinamica, tamas l’inerzia e la staticità, sattva la purezza, come principio di equilibrio e riassorbimento degli opposti. Se parliamo del corpo fisico e cibo adeguato dovremo rispettare il più possibile l’elemento energetico, proprio di un cibo vicino alla natura, rispettoso e forte degli elementi che lo rendono vitale e nutriente, non adulterato e il meno possibile modificato con metodi artificiali e innaturali, se non addirittura tossici. E’ cibo tamasico, quello conservato, manipolato all’estremo , un involucro senza più colore, forma e soprattutto sostanza della sua originarietà, i cibi in scatola ne sono un esempio, i cibi coltivati senza luce, con sostanze chimiche ecc, insomma quegli alimenti il più lontani dalla biologia viva del nostro corpo. E’ cibo rajasico, un cibo molto ricco, che agisce con effetto altamente attivante nell’organismo, appesantendo o eccitando, disturbando la mente o affaticando il fuoco digestivo È cibo ricercato da menti disturbate e deboli che necessitano di un intervento esterno per essere funzionanti e vivaci, ma può essere anche utile per stimolare un sistema troppo fiacco e inerte E’ cibo sattvico, un cibo puro, nutriente che apporta forza e ci avvicina a quella forza originaria del prana che l’affaticamento e lo stress disperdono. Un cibo sattvico crea una vibrazione quieta per la mente e mantiene sano il corpo. Il concetto di alimentazione nell’essere umano però è faccenda più complessa che deve tener conto di una storia culturale e biologica fatta di successive esperienze, individuali , collettive e organiche. Questa storia più complessa ha a che fare anche con colori, profumi, sensazioni e sapori che ci hanno accompagnato nella nostra crescita e si nutre di relazioni, scambi e affetti. La cucina naturale, come vorremmo intenderla, è l’insieme di tutto quanto enunciato in sintesi e per tale ragione abbiamo scelto per essa l’appellativo cucinarte , perché essa sorvola il bisogno primario di cibo, rispettandolo, accogliendo anche quello di protezione e accudimento , altrettanto primogenia, accedendo però anche a quel luogo della creatività dove cucinare diventa gioia di creare per fare dono di sé , sperimentare per gioire con gli altri e utilizzare l’esperienza come momento di unità con se stessi, per scoprire che anche l’azione di manipolazione concreta e fisica rivolta favore del corpo fisico, può onorare anche il nostro spirito e alimentarlo.

 

Cucinarte

Proponiamo di avvicinarsi alla preparazione del cibo ispirati dai principi del karma yoga e della bhakti: , agire in uno stato di armonia e concentrazione e nello spirito del servizio amorevole verso se stessi e gli altri. L’azione che nasce in una condizione unificata di sé e animata dal cuore aperto, verso la gioia di dare: trasformare alchemicamente le sostanze giocando con i gusti, la materia, i colori , i profumi animando la propria energia per il piacere di creare, offrire, donare nutrimento e atmosfere gioiose. Cibo come dovere per sfamare, o cibo come piacere di condividere? Scegliete se fare del cucinare un’azione tediosia e scivolare lentamente verso la predilezione per le gastronomia pompose dei supermercati e negozi infiocchettati, o rendere l’azione di trasformazione, volta al nutrimento , un atto creativo, un mezzo di risveglio di coscienza e un dono d’amore, capace di regalare non solo cibo per il corpo ma occasione per alimentare le relazioni umane. Se facciamo del tempo dedicato alla preparazione dei pasti un momento di concentrazione diventa occasione di crescita e conoscenza di sé, se accogliamo l’occasione per dedicare amorevolmente del tempo per preparare cibo sano e bello per gli altri, nutro il cuore di sentimento e di affetto. Mettendovi in uno stato di ascolto interiore concentrate il vostro essere verso la realizzazione pratica, lasciandovi ispirare dai profumi e colori della stagione . Non partite consultando un libro di cucina, ma visitando un mercato o osservando ciò che la dispensa offre . Lasciate parlare la materia prima e poi agite con concentrazione e tranquillità. Nel momento che preparate per altri siate attenti anche al pubblico che dovrà assaggiare e gustare, non propinate e imponete le vostre diete e gusti, ma la maestria sta nell’elaborare i cibi, rispettando i principi salutari, con un occhio alla tradizione e al buon gusto.

 

Nello Zen di Scuola Soto, il cuoco, che si chiama Tenzo, è la figura più importante dopo l'abate e il maestro spirituale che ha in carica il tempio. Il Tenzo si alza prima di tutti per preparare i pasti e si corica la sera dopo di tutti, perché deve provvedere alla pulizia della cucina e a preparare quanto servirà per il pasto della mattina seguente. Come in tutte le famiglie, anche nei monasteri zen la voce cibo è una della più importanti nel bilancio economico ed è affidata interamente al Tenzo. Il primo maestro che codificò le regole del pasto fu il fondatore della scuola Soto Zen Eihei Dogen Zenji (1200-1253); i suoi insegnamenti, raccolti in Istruzioni per un cuoco zen (ed.Ubaldini), sono una guida spirituale per ogni monaco che si occupi di cucina o altro. Dalla qualità del cibo dipende la qualità della meditazione